Nei miei quadri ci sono io con i miei umori, i miei eccessi e le mie sensazioni.
Vorrei che chi li vedesse mi scoprisse o mi conoscesse un po' di piu'





Parliamo di me

Nata a Seregno nel 1963, e' sposata con Maurizio e ha una figlia di 24 anni, Eleonora. E' anche orgogliosamente "nonna" della cagnolina di Eleonora, Iaia.

"Fin da piccola l'arte e' stata "attrazione fatale". Amavo scarabocchiare fogli su fogli con pennarelli e matite. Una passione che mi ha trasmesso mio padre: i momenti della mia infanzia che ricordo con piu' gioia sono quelli in cui mi faceva sedere sulle sue ginocchia e mi disegnava qualunque cosa gli chiedessi: un cane, un gatto, la mamma, o Davide, il mio fratellino…"

Si e' diplomata al liceo artistico presso l'Istituto d'arte e Cultura Cimabue di Milano.

"Il mio istituto era in zona porta Romana: nel cuore della citta', ma racchiuso da un muro di cinta che lo preservava da rumori e traffico. Ricordo il giardino con alberi, fiori e rampicanti avvinghiati sulla ringhiera di una casa d'altri tempi. Lì ho trascorso gli anni più belli e sereni della mia vita."

Successivamente, ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Brera

"Con il cuore avrei scelto pittura, ma, per la prima volta, mi sono fatta trascinare da consigli errati, e ho finito per scegliere scenografia. Ho frequentato oltre due anni di corsi: piacevoli, ma non era la mia strada. Piu' proseguivo, piu' ne prendevo coscienza. Nel frattempo il mio ex preside, Ambrogio Santagostino, un artista eccezionale al quale mi ha sempre legato un rapporto di stima e sincero affetto, mi ha proposto di fargli da assistente durante le ore di copia dal vero, nudo e architettura: ecco che il mio sogno si avverava! Ho sempre sperato di poter insegnare e di poterlo fare li', nella "mia" scuola. Alternavo l'insegnamento alla frequenza di tutti i corsi possibili e immaginabili: decorazione della ceramica, trompe-l'oeil, acquerello, nudo. Cosi', con dispiacere ma convinta, ho lasciato l'Accademia: avevo fatto la mia scelta perche' sapevo cosa mi rendeva felice. "

Ha lavorato e insegnato per tredici anni presso l'Istituto d'arte e Cultura Cimabue.

"Sono stata assunta nel mio vecchio liceo, dove ho insegnato per tredici anni: l'insegnamento mi riempiva di gioia. Il contatto con i ragazzi, il confronto con loro mi arricchiva di giorno in giorno. Insegnavo e imparavo nello stesso tempo. Era quella la mia strada. Nel tempo la Provincia mi ha affidato un ragazzo con problemi, la cosa mi incuriosiva e mi terrorizzava… sarei stata in grado? E' stata un'esperienza motivante e unica, fondamentale per la mia crescita personale. A quella sono seguite altre avventure, sempre fantastiche. In quegli anni ho compreso ancora di più quanto l'insegnamento ti permetta non solo di dare, ma soprattutto di ricevere. E ho scoperto che l'arte e' un mezzo straordinario per comunicare, al di la' di ogni diversità o handicap."

Ha lavorato presso l'IRCCS Istituto Clinico di Rozzano, ma ora ha finalmente ricominciato a coltivare il suo vero amore…

"Mi sono sposata e diventata mamma. Poi la vita ha fatto una brusca virata, e sono stata costretta ad abbandonare la cosa che mi appassionava di piu'. Cosi', negli anni, ho buttato pennelli e colori seccati dal tempo, ho dimenticato in un angolo la mia valigetta con le polverine per la decorazione della ceramica, ho gettato i fogli ingialliti e le matite consunte. Ero poco piu' che trentenne, ma era finita un'epoca. Grandi dolori e grandi gioie sono seguiti negli anni. Fino al 30 gennaio 2013. Alla festa di compleanno per i miei 50 anni Lella, la mia amica-sorella di sempre, mi ha regalato una splendida cassetta a piu' piani di colori acquarellabili. Ho pianto a dirotto. La parte di me che avevo soffocato per così tanto tempo e' uscita di nuovo, all'improvviso, prepotentemente. Da li' ho iniziato a fare qualche vignetta per amici e colleghi, bigliettini di Natale, poi ritratti. Era il momento di ricominciare. Sono entrata in un colorificio e sono stata investita dall'odore familiare di legno, vernici, gomma pane. E ho fatto incetta di cose che adoravo. Mia figlia e mio marito, che fino ad allora avevano visto solo vecchi lavori, mi guardavano stupiti. Ma io ero convintissima di quel che facevo: non si puo' e non si deve dimenticare cio' che si e' stati e si e'. Non si puo' e non si devono dimenticare le passioni vere. "



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I miei quadri i miei colori

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